Cronistoria Filetto
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- Categoria: Autocostruzione Filetto
- Pubblicato Giovedì, 19 Luglio 2012 15:26
- Scritto da Super User
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La scelta di partecipare ad un progetto di autocostruzione non è stata immediata e spensierata, l’impegno richesto era importante, 1500 ore di lavoro manuale da svolgere in cantiere, estate e inverno, non sono certo paragonabili a quelle che per esempio ho svolto come Servizio Civile seduto comodamente davanti ad un terminale e ad un centralino telefonico.
Però non è stata una decisione sofferta, d’altra parte sono cresciuto in una famiglia dove mi è stato insegnato che le cose si guadagnano con il sudore della fronte e con determinazione.
In più, sinceramente parlando, rappresentava l’unica possibilità per avere una casa, lavori discontinui, pochi soldi da parte non rappresentavano certo delle buone credenziali di bancabilità e non avevo nessuna intenzione di chiedere ai miei che garantissero per me in banca. La casa me la sarei fatta io e senza l’aiuto di nessuno. Come al solito. Orgogliosamente.
Non avrei mai immaginato che il lavoro fisico e il sacrificio di trascorrere i successivi 2 anni e mezzo a costruire la mia casa e quella delle altre famiglie che con me avevano creduto e lavorato a questo progetto sarebbe stato solo una parte del nostro sforzo.
In realtà è successo proprio questo.
Dopo avere avuto il cantiere bloccato per la sparizione prima ed il fallimento poi di Alisei, ditta che avrebbe dovuto coordinare e seguire il nostro lavoro attraverso personale specializzato, è cominciato il calvario vero e proprio.
Un calvario fatto di incontri, riunioni, telefonate, richieste di aiuto e di assistenza legale, preventivi, rifiuti, raggiri, menefreghismo, superficialità, delusione, rabbia, disperazione.
Coloro che avevano lanciato il progetto e che si vantavano di averlo fatto, ad un certo punto, nel luglio del 2009 smisero i panni degli amministratori capaci per smarcarsi da una zavorra che poteva diventare ora fastidiosa. Negarono di avere responsabilità.
Invece di responsabilità ne avevano, eccome.
Una su tutte, il protocollo d’intesa in cui il Comune si impegnava “sovrintendere coordinare e vigilare in tutte le fasi la corretta attuazione del progetto” ed inoltre “a dare periodicamente informazione sull’andamento del progetto alla Commissione Consiliare di riferimento” .
Certo, Il Comune ha ideato il progetto, fatto un bando, ha individuato la ditta che poi è fallita con cui aveva sottoscritto un protocollo d’intesa, ha venduto l’usufrutto di un terreno P.E.E.P. alla cooperativa di autocostruttori, alla fine di tutto com’è possibile che dica che loro in tutto questo hanno fatto solo da intermediari? Non ci crede nessuno, non può essere, sarà uno scherzo…!?
Per 3 anni, dal luglio 2009 ad oggi siamo stati e lo siamo tuttora, convinti di essere in credito di giustizia.
Fino ad oggi, o farei meglio a dire fino ad un mese fa, il Comune ha sostenuto che le cose purtroppo sono andate così, che nessuno se lo aspettava ma…, e che “tutti in questa vicenda ci perdiamo”. Noi sicuramente! Alisei? Il Comune? Banca Etica, che ha emesso il credito? La banca allo stato attuale con la nostra cooperativa sull’orlo del fallimento, si, certo.
Ma il Comune? Sarebbe interessante porre questa domanda al Sindaco che però di questa vicenda NON HA MAI PARLATO, NIENTE, NESSUNA DICHIARAZIONE!
Il 26 giugno scorso abbiamo deciso di rompere questo immobilismo e di rivendicare i nostri diritti occupando il cantiere. Siamo li dalla sera, dopo avere finito di lavorare, alla mattina presto, quando ognuno di noi si alza dalla propria branda sistemata all’interno di qualche appartamento e raccoglie le proprie cose per andare a casa a fare una doccia e la colazione, prima di recarsi al lavoro. Così a Ravenna, nella civile Ravenna che fu capitale dell’Impero Romano d’occidente, medaglia d’oro al valor militare, candidata a capitale europea della Cultura nel 2019 si lotta per vedere riconosciuto un diritto sancito dalla Costituzione, art. 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, e il diritto alla casa è ricompreso nel diritto alla vita; art. 3: compito della Repubblica è rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. A fronte della gravità del problema l’Italia, al contrario, diminuisce l’impegno pubblico nel settore abitativo; art. 32 : la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. La minaccia di perdere l’alloggio, oppure il subire uno sfratto, sono motivi di sofferenza fisica e psichica; art. 42: la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti, allo scopo di assicurarne la funzione sociale; nonché dalla ratifica da parte dell’Italia del Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali con la legge 25 ottobre 1977, n. 881, questo è diventato una legge dello stato. In particolare, è norma di legge l’articolo 11 del Patto laddove “ gli Stati riconoscono il diritto di ogni individuo ad un livello di vita adeguato per se e per la sua famiglia, che includa alimentazione, vestiario, ed alloggio adeguati, nonché al miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita. Gli Stati parti prenderanno misure idonee ad assicurare l’attuazione di questo diritto……”